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Mano nella Mano

Mano nella Mano

Almeno oggi non volevo che fosse come gli altri giorni che, da troppo tempo, si ripetono più o meno allo stesso modo. La pigrizia e la noia avrebbero lasciato spazio per un giorno alla cura e alla riscoperta di sé, come nelle festività più importanti.Oggi volevo che assomigliasse a quelle domeniche di tanti anni fa in cui in casa, oltre a svagarsi, si poteva anche imparare qualcosa che a scuola non si insegna. Per farlo bastava aprire la porta del bagno dove da dietro potevo sentire, appena sveglio, la musica a basso volume della radio posta sulla mensola.

Una volta dentro, venivo investito dai profumi che si mischiavano al caldo umido, e dalla luce delle lampadine sulla specchiera, che mi facevano scorgere a fatica la figura di spalle a torso nudo. L’atmosfera irreale e fuori dal tempo la rendeva gigantesca ai miei occhi. Dovevo solo prendere gli asciugamani e correre per andare a prepararmi nell’altro bagno, ma la curiosità di bambino mi spingeva a guardargli velocemente le mani. Rimanevo affascinato dai movimenti che faceva mentre si radeva: per me ancora così lontani, eppure così suggestivi. Osservando da solo le mie di mani, immaginavo a come sarebbero diventate una volta adulto.

Oggi, davanti al mio specchio, sono persino più alto di lui e di certo non ho una corporatura da gigante. Dopo tutti questi anni, i movimenti, delle mani in sincrono con quelli del viso, credo proprio di averli imparati. Ma oggi, mentre insapono il viso sempre con la radio accesa, mi osservo le mani. Le avrò fissate innumerevoli volte: mentre lavoro, mentre guido o mentre scrivo al pc (proprio come sto facendo adesso), ma senza mai guardarle davvero.