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SI RICOMINCIA

Si Ricomincia

Non più (sempre) insieme

Un groppo in gola, la testolina tra le mani e lo sguardo rivolto altrove, per non incrociare l’obiettivo della macchina fotografica davanti a noi. L’aula che ci ospita contiene gli oggetti che simboleggeranno, d’ora in avanti, la rottura col breve passato: luci al neon, lavagne scure con gessi colorati e cancellini di stoffa, veneziane, appendiabiti, sottobanchi carichi di sussidiari e valigette porta-regoli. I grembiuli azzurri e rosa che odorano di pulito e le nuove cartelle comprate per l’occasione sembrano quasi suggellare l’unicità del momento.

Sapevo che sarebbe arrivato: i miei genitori me lo avevano spiegato in quei primi giorni di settembre, ripetendo che mi sarei “fatto nuovi amichetti” e rimarcando che “avrei imparato tante cose nuove”. Ma ciò che ora pian piano realizzo, mentre il groppo sale inesorabile dalla gola agli occhi, è che l’essere seduto su quelle seggioline di legno rovinato, avrebbe significato anche e soprattutto separazione, distacco. Dalla famiglia certo, ma anche da un ambiente – quello domestico – in cui avevo vissuto liberamente fino ad allora.

Niente e nessuno aveva mai imposto l’obbligo di vestirmi in un certo modo per uscire di casa e di rimanere seduto di fronte a una sconosciuta che avrebbe parlato per ore. Da quel momento e per i prossimi 12 anni, la mia vita mattutina sarebbe cambiata radicalmente, con le ore scandite dal suono di una campana, l’obbligo di rispondere “presente” all’appello e quello di alzare la mano per poter parlare.

Varcando la soglia di casa, non ho solamente iniziato il mio percorso scolastico, ma ho inconsapevolmente dato il via al mio processo di maturazione. Di persona, prima ancora che di alunno. In posa, Sorridenti (si fa per dire), Clic. Le lacrime che, dopo aver segnato le gote, scendono verso il colletto del grembiule, bagnano il mio ingresso nel mondo della Scuola.

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