Un passo dopo l’altro

Una strada provinciale – L’estate di tanti anni fa
“Non importa cosa trovi alla fine di una corsa, l’importante è quello che provi mentre stai correndo. Il miracolo non è essere giunto al traguardo, ma aver avuto il coraggio di partire”.
JESSE OWENS
A distanza di tempo mi chiedo ancora perché. Che cosa mi ha spinto a farlo? Per quale motivo ho anche solo pensato di uscire in quel torrido mattino d’estate? Non praticavo atletica (a dire il vero, nessuno sport in generale), non ero attratto dal movimento a tutti i costi, come la maggior parte dei miei coetanei. Se si eccettua il nuoto, nemmeno i miei genitori mi avevano imposto una qualche disciplina sportiva, e men che meno quella che da solo mi accingevo a cominciare. Ovviamente senza saperlo, e senza nessuna preparazione e cognizione. Del resto ero solo un bambino. Quella mattina infatti sbaglio tutto: dall’orario di partenza, all’abbigliamento, comprese le scarpe. Senz’acqua e senza avvisare nessuno, mi incammino verso la strada che conduce al paese confinante. Scelgo quella perché è l’unica che conosco, anche se pericolosa per uno della mia età perché trafficata di macchine e camion e senza uno spazio comodo per percorrerla. In macchina la prendiamo spesso con la mia famiglia per andare a fare la spesa e mi sembra sempre così corta. E allora, in una sorta di scommessa con me stesso, mi faccio forza e dico “Beh, ce la posso fare”. Un passo dopo l’altro. Ma quel giorno d’estate, io a destinazione nemmeno ci arrivo. Ansimante per il fiatone e col sudore che arriva anche alle ginocchia, mi fermo sull’ultima Salita (tra le altre cose, non avevo calcolato nemmeno che esistono pure quelle). In lontananza intravedo il cartello che segna l’inizio del paese e che appare quasi come un miraggio sull’asfalto rovente percorso dai trattori. C’è un’ultima cosa che non potevo sapere, e cioè che quella non sarebbe stata l’ultima corsa della mia vita. Quando ci ripenso oggi, mi dico “Meno male e per fortuna”.