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Ascolto Radiofonico: Sistema di Rilevazione e Criticità

Come si misura l’ascolto radiofonico in Italia? Come si è evoluto negli anni il sistema di rilevazione? E infine l’attuale metodo è totalmente esente da criticità? In attesa dell’imminente pubblicazione dei dati del secondo semestre 2018 e dell’intero 2018 che hanno riguardato 264 emittenti (tra nazionali e locali), proviamo con questo video a ripercorrere la storia del monitoraggio, concentrandoci sull’attuale sistema (TER).

“Le indagini di rilevamento dell’ascolto radiofonico partono a metà degli anni ’80 con la prima indagine chiamata ISAR – spiega l’avvocato Massimo Lualdi – in cui viene utilizzata per la prima volta la metodologia CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing), che prevede un’intervista telefonica con un operatore che interroga l’ascoltatore su una base predefinita di domande, favorendone la risposta con possibili soluzioni”.

Tale metodo caratterizza anche la fase successiva, per arrivare agli anni ’90 e 2000 con Audiradio, società privata che entra però in crisi. Subentra così la GFK Eurisko che si sostituisce ad Audiradio nella rilevazione attraverso un’indagine chiamata Radiomonitor che durerà qualche anno. In entrambi i casi viene comunque sempre utilizzata la metodologia CATI.

Ma qual è l’attuale sistema di rilevazione dell’ascolto radiofonico? “Oggi esiste una nuova società che ha sostituito GFK Eurisko, chiamata TER (Tavolo Editori Radio) – risponde Lualdi – e partecipata dagli editori radiofonici“. Un assetto che pone però alcune criticità. “La prima riguarda un possibile conflitto di interessi, dato che il controllore e il controllato coincidono, con ripercussioni sui rapporti tra le proprietà e l’associazione dei pubblicitari”.

Ma il nodo principale è che si tratta di un’indagine che non è in tempo reale, poiché si basa sul ricordo dell’ascoltatore. “Si tenderà pertanto a privilegiare non tanto le radio che si è realmente ascoltato – spiega Lualdi – ma quelle di cui maggiormente ci si ricorda. Le due cose potrebbero non coincidere: un marchio molto forte che si legge sui giornali o si vede in tv potrebbe rimanere più impresso nella memoria dell’intervistato”.

L’ultima criticità riguarda i tempi di lavorazione che sono di diversi mesi. “Qualora l’emittente risultasse in calo di ascolti – conclude Lualdi – questa si troverebbe ad operare sui propri palinsesti in grave ritardo. Se viceversa si presentasse una crescita, non si riuscirebbe a valorizzare gli elementi positivi già inseriti, perché non si è ancora certi del buon esito della strategia”.