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Il Linguaggio Radiofonico: evoluzione e differenze

Come è cambiato il linguaggio radiofonico dalle origini ad oggi? Quali le differenze tra lo stile della radio di Stato e quelle private? Come migliorare il proprio lessico per approcciarsi alla professione. A parlarne Savino Zaba, conduttore, attore e autore del libro “Parole parole…alla Radio”.

Quando nasce la radio (6 ottobre 1924), gli speaker sono prevalentemente degli annunciatori che si limitano a leggere testi vagliati da un comitato di censura. Tali testi sono rigorosamente in italiano, come richiesto dalla politica del regime di quel periodo, così come i titoli delle canzoni e i nomi degli artisti che vengono sistematicamente tradotti. Oggi invece il linguaggio radiofonico è più spontaneo, un parlato “della strada” che attinge dalla rete, dalla televisione e dalla carta stampata ed infarcito, a differenza del passato, di parole straniere (ad oggi il nostro vocabolario conta circa 3700 parole straniere).

A differenza della radio pubblica che continua ancora ad avere un controllo e rispetto della dizione ricercando maggiormente il vocabolo più aulico, le radio private hanno un linguaggio più “sporco”, ritmico e veloce.

Per migliorare il proprio linguaggio radiofonico, occorre studiare e prepararsi prima di entrare in onda. “Chi fa questo mestiere è un opinion leader – afferma Zaba – e mi deve dare la sensazione di sapere di che cosa si parla. L’ascoltatore deve fidarsi del conduttore radiofonico”. Tra i segreti: leggere più quotidiani, ascoltare molta radio ed incuriosirsi.